TRX – PACEMAKER E ICD SALVANO MOLTE VITE MA…

… ma occorre essere consapevoli delle possibilità di infezione ad essi correlate!

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Milioni di persone in tutto il mondo vivono oggi grazie ai dispositivi cardiaci elettronici impiantabili (CIED) come i pacemaker ed i defibrillatori (ICD). La comune chirurgia necessaria al loro impianto o sostituzione è però associata ad un rischio di infezione del sito chirurgico fino al 7% (1), più alto quindi della media di rischio infettivo correlata ad altri tipi di interventi chirurgici, che si attesta sul 2%-3%(2). L’infezione CIED è un’infezione che può portare a complicazioni di salute molto gravi, lunghi ricoveri in ospedale, ed ingenti spese mediche per tentare di debellarla.

Attualmente gli ICD in prevenzione primaria hanno un Number Needed to Treat (NNT)=11 relativamente alla morte improvvisa: cioè si impiantano 11 ICD per salvare 1 vita. Ovviamente i CIED non servono soltanto a salvare vite ma SOPRATTUTTO a migliorare la qualità di vita dei Pazienti e ridurre il ricorso ad ospedalizzazioni …e le infezioni NON devono poter alterare la ormai ultra decennale utilità clinica ed economica dei CIED per i pazienti e per il SSN.

Esistono batteri, principalmente stafilococchi, che risiedono stabilmente in colonie nello strato profondo dell’epidermide a livello dei bulbi piliferi senza provocare danni; essi non sono eliminabili con i detergenti-disinfettanti cutanei utilizzati per la preparazione del campo sterile operatorio e quando la cute viene incisa con il bisturi possono penetrare nella ferita predisponendola così ad una possibile infezione del sito chirurgico. Per limitare questo rischio esiste la profilassi antibiotica pre-operatoria, ma purtroppo alcuni di questi batteri sono diventati “resistenti” ai comuni antibiotici e sono i principali responsabili delle infezioni correlate ai vari interventi chirurgici.

Nel caso degli interventi chirurgici per il posizionamento di CIED però le cose si complicano, perché gli stafilococchi che riescono a penetrare nella tasca sottocutanea in cui verrà alloggiato il CIED (anche quelli normalmente “sensibili” agli antibiotici) riescono velocemente ad aderire al materiale protesico non biologico e ad organizzarsi in modo tale da formare su di esso un “biofilm” inattaccabile dagli antibiotici. Queste colonie batteriche organizzate in “biofilm” possono dar luogo ad infezioni precoci se trovano immediatamente le condizioni ideali per riprodursi esplosivamente, ma anche tardive, in quanto possono rimanere “latenti” per mesi o anni e poi improvvisamente attivarsi in base ad un “trigger”, un segnale biologico che le avvisa di una situazione diventata a loro favorevole; a quel punto possono sviluppare un’infezione della tasca sottocutanea e poi espandersi lungo i cateteri fino al cuore ed altri organi sfruttando il sistema venoso oppure anche metastatizzare parti di “colonia”, dando luogo soltanto ad infezioni lontane dalla tasca stessa.

Una volta manifestatasi un’infezione CIED occorre rimuovere tutti i componenti protesici del sistema impiantato, sia il dispositivo che gli elettrocateteri ad esso collegati. In casi gravi infatti, l’infezione può portare alla morte circa il 20% dei pazienti entro un anno dall’infezione e circa il 50% entro 3 anni(3).

Espiantare il sistema non è però assolutamente semplice e soprattutto non è semplice privare il paziente di una terapia CIED spesso fondamentale per la sopravvivenza stessa del paziente.

… la buona notizia è che l’infezione CIED è diventata prevenibile!

Ridurre il rischio di infezione del sito chirurgico dai superbatteri ospedalieri “resistenti” agli antibiotici come l’MRSA è una priorità assoluta per gli ospedali in tutto il mondo, e molte misure preventive sono già in atto. Recentemente è stata messa a punto una particolare misura preventiva, aggiuntiva a quelle specifiche per la riduzione del rischio infettivo chirurgico generico, specificatamente ideata e sviluppata per contrastare la formazione del “biofilm” batterico sui CIED.

Questa nuova tecnologia, denominata “involucro antibatterico riassorbibile”, si sta rapidamente affermando come profilassi antibiotica intra-operatoria durante gli interventi di impianto e sostituzione dei CIED. Si tratta di una busta riassorbibile a forma di sacchetto a rete in grado di rilasciare in modo costante per oltre una settimana due antibiotici altamente specifici.

Inserendo il CIED e la porzione degli elettrocateteri ad esso connessa nella busta PRIMA di far loro attraversare la ferita ed essere alloggiati nella tasca sottocutanea … si crea uno schermo protettivo efficacissimo, impedendo ai batteri di aderire velocemente al materiale protesico e di organizzarsi in un “biofilm” inattaccabile dagli antibiotici. I due antibiotici selezionati che vengono rilasciati dalla busta per diversi giorni sono in grado di eliminare tutti i batteri penetrati nella tasca ma rimasti “isolati” e perciò facilmente “aggredibili”.

QUI IL VIDEO “IL BIOFILM BATTERICO E L’INFEZIONE CIED” 

Bibliografia

  1. Tarakji et al. Heart Rhythm. 2010;7(8):1043-1047.
  2. 5 Million Lives Campaign. Getting Started Kit: Prevent Surgical Site Infections How-to Guide. Cambridge, MA: Institute for Healthcare Improvement; 2008.http://preview.ihi.org/knowledge/Pages/Tools/HowtoGuidePreventSurgicalSiteInfection.aspx
  3. Sohail MR et al. PACE. 2015;38(2):231-239.